Posts tagged ‘Android’

aprile 5, 2022

“Microsoft crea un gruppo di lavoro dedicato ad Android!”

 © ANSACon la volontà di avvicinare sempre di più il mondo Windows ad Android, con software e progetti collaterali, Microsoft ha creato un nuovo gruppo di lavoro focalizzato sul sistema operativo di Google. Reso noto da una comunicazione interna del Chief Product Officer di Microsoft, Panos Panay, diffusa dal sito Windows Central, il team prende il nome di ‘Android Microsoft Platform and Experiences’ (AMPX) e ingloba tutte le iniziative precedenti che interessano Android, tra cui il sistema operativo Surface Duo OS, le app SwiftKey, Phone Link, Microsoft Launcher e altri lavori minori. In precedenza, i progetti erano sotto team differenti, come la divisione Microsoft Mobile Experiences (MMX), che si occupava anche delle applicazioni per iOS e iPadOS. Un portavoce di Microsoft ha confermato la riorganizzazione a Windows Central: “Come tutte le aziende, valutiamo regolarmente la nostra attività. Di recente abbiamo apportato una modifica organizzativa per accelerare il nostro impatto e servire meglio i clienti e partner”. Il nuovo gruppo risponderà direttamente a Panay, a capo dell’iniziativa Surface e di tutto ciò che interessa Windows. Il legame tra Microsoft e Google non è una novità. Da anni, l’azienda ha lanciato su Android la suite di produttività Office, oltre alle app di Outlook e Teams. Con alcune aziende, come Samsung, il colosso aveva anche stretto partnership particolari per semplificare la connessione tra gli smartphone e i computer. Proprio di recente, Microsoft ha ampliato il supporto agli smartphone Honor per l’utilizzo di alcune app installate sul telefono in una finestra del computer, una funzionalità fino ad oggi esclusiva dei dispositivi Samsung e Surface Duo. Questo articolo lo trovate su sito ANSA

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dicembre 15, 2021

“Android 12 Go Edition punta su velocità e privacy”

Android 12 Go Edition punta su velocità e privacyMentre la distribuzione di Android 12 procede tra gli infiniti marchi e terminali del robottino verde, Google annuncia il nuovo sistema operativo Android 12 Go Edition destinato agli smartphone economici del 2022. Big G rivela che il sistema renderà i dispositivi di questa categoria fino al 30% più veloci e reattivi, un miglioramento sensibile che va ad aggiungersi al miglioramento delle prestazioni del 20% già apportato con il precedente Android 11 Go Edition. Una GIF che riportiamo in questo articolo mostra il miglioramento nella velocità di risposta e delle animazioni tra Android Go Edition versione 11 a confronto con il nuovo Android 12 Go Edition. Tenendo presente il risicato spazio di archiviazione e le specifiche tecniche limitate nei terminali di questa fascia di prezzo, Google ha integrato diversi strumenti per tenere sotto controllo archiviazione ed efficienza energetica. Le app che l’utente non usa spesso vengono ibernate per contenere sia lo spazio disponibile che la carica della batteria. Quando l’archiviazione mostra la corda è possibile usare Files Go per cancellare qualcosa e recuperarlo entro 30 giorni, invece con la funzione Nearby Share potenziata è possibile trasferire al volo le app tra diversi dispositivi. La nuova dashboard dedicata alla privacy di Android 12 viene ereditata anche da Go Edition e ne costituisce una delle novità più importanti. Da questo centro di controllo per la privacy l’utente può controllare e gestire tutti i permessi relativi alle app, revocandoli quando ritiene opportuno. L’accesso delle app a videocamera e microfono risulta molto più visibile grazie agli indicatori della privacy visualizzati nella barra di stato, come mostra un’altra GIF di Google che riportiamo in questo articolo. Per chi non vuole essere tracciato ora è possibile limitare l’accesso delle app esclusivamente alla posizione approssimativa invece di quella reale. Google ha dichiarato che oltre 200 milioni di persone nel mondo usano un dispositivo Android Go Edition: la nuova versione 12 e i primi terminali che la sfruttano arrivano nel 2022.

Questo articolo lo trovate su sito macity

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febbraio 9, 2021

“Android 12: un primo sguardo alle sue possibili immagini”

Android 12 è la versione di Android che uscirà nel 2021 e non è la prima volta che parliamo delle sue novità. Oggi però potrebbe essere la prima volta che diamo uno sguardo a quelli che potrebbero essere i primi screenshot di una prima versione del prossimo sistema operativo di Google. Le immagini vengono da un documento fornito probabilmente ai produttori di smartphone per mostrare le novità della prossima versione di Android e quali saranno quindi le linee guida a cui dovranno attenersi. XDA, che per prima a messo online questi screenshot fa sapere che la fonte si è rivelata più volte affidabile nel recente passato e che le immagini vengono da un documento che hanno potuto in parte analizare loro stessi. Quello che vogliamo aggiungere noi è che le immagini non è detto che necessariamente vengano da un software di produzione ma che potrebbero anche essere dei semplici mockup. In questa prima immagine è possibile vedere la tenda delle notifiche trascinata verso il basso con degli angoli ancora più stondati e con uno sfondo beige omogeneo che sembra sostituire del tutto la trasparenza. In alto a destra abbiamo un nuovo indicatore che mostra se delle app hanno usato di recente microfono e/o fotocamera, proprio come in iOS 14, funzionalità su cui Google stava lavorando da tempo. Sotto i toggle sembrano essere diventati più grandi e per questo, senza essere allargati ulteriormente trovano spazio nella prima riga solo 4 di loro. Il diverso formato (circolare / quadrato) potrebbe anche essere un semplice esempio di varie opzioni. La divisione fra le conversazioni e il resto delle notifiche è ancora più marcate con un colore più acceso a segnalare la presenza di più di una notifica dello stesso tipo. In queste immagini abbiamo un’altra dimostrazione di come potrebbe apparire quell’indicatore, nel momento della sua comparsa e anche poco dopo, con un pallino più piccolo a ricordare l’utilizzo del componente. Premendo su quel simbolo si dovrebbe accedere rapidamente ad un menù che permette di avere più informazioni su questi accessi e anche darvi la possibilità di disabilitare del tutto i microfoni, le fotocamere o l’accesso alla posizione, come si può vedere dai prossimi screenshot. 3 VAI ALLA FOTOGALLERY Infine si parla di un nuovo widget per le conversazioni che potrebbe mostrare l’ultimo messaggio di chat ricevuto da qualsiasi applicazione. Questo ci permette anche di dare uno sguardo a quello che potrebbe essere il nuovo aspetto dei widget su Android 12, andando incontro ad una richiesta di standardizzazione che è diventata ancora più sentita dopo l’arrivo dei widget (molto più ordinati e godibili) su iOS. Il documento da cui sono state estrapolate queste immagini è pensato per informare i produttori di smartphone di nuovi obblighi da dover seguire per poter implementare Android 12 sui loro smartphone. Nel dettaglio quindi l’obbligo di creare un widget conversazioni e di implementare gli indicatori della privacy, per l’utilizzo della fotocamera e del microfono. Che ne pensate di queste novità? E se la grafica dovesse davvero riflettere quella che possiamo vedere in queste immagini vi piacerebbe?

Questo articolo lo trovate su sito AndroidWorld

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febbraio 4, 2021

“HarmonyOS per smartphone alla fine è Android con un nome diverso”

Huawei ha tenuto gli occidentali lontani dalla prima beta di HarmonyOS per smartphone. Per accedervi, infatti, un reporter di ArsTechnica ha dovuto fingersi sviluppatore, inviare il passaporto a Huawei e attendere una approvazione di due giorni per mettere le mani sull’ambiente di sviluppo di quello che dovrebbe essere il sistema operativo del futuro di Huawei. Una volta ottenuto il tutto, è bastato davvero poco per capire che alla fine HarmonyOS è Android 10. Huawei non ha fatto altro che prendere le build prive di Google Mobile Services che già venivano distribuite con gli smartphone più recenti e ha sostituito nel codice la parola “Android” con la parola “HarmonyOS”. Ci è riuscita parzialmente, perché la maggior parte dei moduli rispondono ancora come se si trattasse di Android, e lo stesso vale per moltissime app e estensioni. Huawei poteva farlo, Android è OpenSource, e lo ha fatto. Abbiamo parlato molto di HarmonyOS, basandoci ovviamente sulla documentazione fornita da Huawei, ma se da una parte la versione opensource per dispositivi con poca memoria è disponibile per il download e può già oggi essere utilizzata, la versione “beta” per smartphone è stata “blindata” da Huawei come se ci fosse qualcosa da nascondere. La cosa da nascondere è evidentemente il fatto che alla fine HarmonyOS su smartphone è stata una soluzione rapida, di comodo, per far vedere che Harmony era quasi pronto. Una “beta” che non è una beta, perché alla fine è Android stabile con la EMUI stabile, di beta c’è davvero poco. Nonostante qualcuno possa stupirsi della cosa non ci troviamo nulla di strano, anzi. Quando nel 2019 Richard Yu presentò HarmonyOS, mostrò una roadmap dettagliata che prevedeva il lancio di Harmony su tanti dispositivi esclusi però gli smartphone. La roadmap arrivava al 2022 e prevedeva TV, wearables, device IoT e altri tipi di prodotti, ma niente smartphone, perché oggi realizzare un sistema operativo per smartphone richiede non solo tantissimo tempo ma anche un numero enorme di certificazioni per i moduli di rete wireless. iOS e Android sono il frutto di decine di anni di lavoro, di test, di sperimentazioni, e in questi anni sono stati chiusi milioni di bug, anche molto seri. La roadmap di Huawei è assolutamente intelligente e pensata proprio per uno sviluppo graduale: la versione OpenSource di HarmonyOS, quella che rispecchia i principi già pubblicizzati di microkernel, bus distribuito e periferiche virtuali, gira su dispositivi con pochissima memoria (32 MB) e solo con un paio di development board. La possono scaricare tutti, e si vede che è effettivamente un sistema operativo realizzato da zero e che ha richiesto comunque anni di lavoro. Portare questa versione su uno smartphone, se calcoliamo le migliaia di cose che uno smartphone deve fare, richiederebbe sicuramente ulteriori anni di lavoro. Non un paio, molto di più: nel 2019, quando HarmonyOS venne lanciato, non era stata fatta alcuna previsione per gli smartphone. HarmonyOS non è un sistema operativo “finto”: HarmonyOS prosegue nel suo sviluppo, come si può vedere dal repository su Gitee (il Github cinese) molto attivo. Non è però fatto per gli smartphone. Mentre proseguono i lavori per il vero Harmony gli sviluppatori Huawei proseguono lo sviluppo dei Huawei Mobile Services e della EMUI, che alla fine è il raccordo grafico tra i servizi e quello che sta sotto. E sotto ci sta ancora Android, perché oggi non esiste per Huawei alcuna alternativa. E non esisterà nemmeno nel futuro più prossimo.

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settembre 9, 2020

“Android 11 è disponibile e non solo per i Google Pixel”

Android 11 è disponibile e non solo per i Google PixelA distanza di mesi dalla pubblicazione delle versioni anteprima di marzo e poi a giugno con le beta pubbliche, finalmente nelle scorse ore Google ha iniziato a distribuire la versione finale per tutti di Android 11 che risulta disponibile non solo per alcuni terminali Google Pixel ma anche di Xiaomi, OnePlus, Oppo e anche realme. La multinazionale di Mountain View dichiara che altri costruttori partner stanno lavorando per rendere Android 11 disponibile sui nuovi dispositivi in arrivo oltre che come aggiornamento per i terminali esistenti. In tutti i casi, quando l’update è disponibile, viene mostrata una notifica all’utente: chi decide di effettuare l’aggiornamento deve scaricare e installare un pacchetto di circa 1,7GB. Le novità principali si concentrano su Persone, Controllo e Privacy. Oltre alle Bubbles, le bolle che mostrano meglio i messaggi anche mentre si stanno usando altre app e che permettono di rispondere al volo, il nuovo sistema offre maggiore controllo sulle autorizzazioni e l’accesso delle app al telefono per quanto riguarda i permessi per l’uso di fotocamera, microfono e posizione delle app. Interessanti anche le nuove funzioni per gestire dispositivi connessi e per la casa smart: ora premendo a lungo il tasto di accensione si ha subito sotto mano un centro di controllo per gestire un lungo elenco di dispositivi. Delle novità principali di Android 11 abbiamo già parlato più approfonditamente in questo articolo. Nelle prime impressioni e recensioni gli utenti apprezzano le nuove notifiche che separano i messaggi dal resto, oltre alla funzione integrata per effettuare video registrazioni di quello che succede sullo schermo, di serie da tempo su iOS e richiesta da tempo a gran voce dagli utenti del robottino verde, anche se era possibile ovviare all’assenza con app terze parti o con quelle implementate dai costruttori nelle proprie skin. Tutti gli articoli di macitynet che parlano di Google sono disponibili da questa pagina, invece in questa sezione del nostro sito trovate tutti gli articoli dedicati all’universo Android. Per chi invece è interessato agli iPhone trovate tutto quello che c’è da sapere su iPhone 11, iPhone 11 Pro e 11 Pro Max ai rispettivi collegamenti, mentre per tutti gli articoli che parlano di iPhone rimandiamo a questa sezione di maciytnet.

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marzo 4, 2020

“Google risolve grave vulnerabilità di Android negli smartphone con chip MediaTek”

Google ha rilasciato una patch che consente di risolvere una grave vulnerabilità che riguarda milioni di dispositivi Android che sfruttano chipset di MediaTek. XDA Developers riferisce che la vulnerabilità è un rootkit presente nel firmware della CPU che consente ad un semplice script di ottenere i permessi di Root sui dispositivi Android con qualsiasi chip MediaTek a 64 bit, un problema potenzialmente in grado di colpire centinaia di modelli di smartphone a basso costo e mid-range, smartphone, tablet e set-top box. Nel dizionario delle vulnerabilità CVE (Common Vulnerabilities and Exposures), Google spiega nell’identificatore CVE-2020-0069 che la patch è integrata nell’aggiornamento di marzo. Google riferisce pubblicamente solo ora del problema ma l’esistenza della vulnerabilità è nota da mesi. La vulnerabilità in questione è modo sfruttabile su decine di modelli diversi di dispositivi e cybercriminali sarebbero da tempo all’opera per sfruttarla. Per molti dispositivi bisogna attendere e sperare che i rispettivi produttori rilascino aggiornamenti. Cybercriminali possono sfruttare la vulnerabilità in questione in vari modi: per esempio, installando app e ottenere permessi di alto livello. Nelle mani errate, i permessi di root sugli smartphone Android possono essere sfruttati per installare ransomware (malware che bloccano il sistema e intimano l’utente a pagare per sbloccare il dispositivo) e rendere i dispositivi inutilizzabili. MediaTek ha messo a disposizione una patch per risolvere questa vulnerabilità a maggio dello scorso anno ma non può obbligare gli OEM a predisporre fix per i vari dispositivi. Google può ad ogni modo obbligare gli OEM a farlo con accordi di licenza e condizioni di partecipazione al suo programma per gli OEM. XDA riferisce che Google è a conoscenza da mesi di questo problema ma solo ora avrebbe deciso finalmente di agire. L’aggiornamento di sicurezza di marzo 2020 per Android risolve svariate vulnerabilità. L’aggiornamento, suddiviso in due livelli di patch progressivi, risolve un totale di 72 vulnerabilità in diversi componenti di sistema, di cui 17 critiche e altre 51 di gravità elevata. Le più gravi di queste vulnerabilità, riferisce il CERT, potrebbero consentire l’esecuzione di codice da remoto con privilegi elevati sul dispositivo o causare condizioni di denial of service.

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marzo 12, 2018

“In aumento le truffe legate alle cripto valute su Android”

Il boom delle monete virtuali continua a crescere e di conseguenza le truffe ad esse legate: secondo i ricercatori di ESET, seppure in Italia l’incidenza di JS/Coinminer – il minaccioso malware per il mining delle cripto valute – ha subito negli ultimi due mesi una battuta d’arresto scendendo dal picco del 32% di gennaio 2018 al 18% di inizio marzo, in alcune nazioni europee il livello d’allerta è ancora altissimo e si registrano a tutt’oggi percentuali allarmanti come per la Spagna (39%), Ungheria (30%) e Grecia (28%).

La piattaforma Android non è stata risparmiata dai tentativi di frode, anzi rappresenta la nuova frontiera del cyber crime legato alle cripto valute, considerato che molti dei servizi e delle app ad esse legati non hanno ancora una versione mobile ufficiale e che è facile imbattersi su Google Play in valutazioni e recensioni fasulle. Tutto questo aumenta la possibilità per gli hacker di ingannare gli ignari utenti.

Nel corso dell’ultimo anno i ricercatori hanno riportato due casi di app fake di Poloniex, uno dei leader degli scambi di cripto valuta a livello mondiale. Oltre a raccogliere le credenziali di accesso a Poloniex, le finte app hanno cercato di ingannare le vittime per ottenere i dati dei loro account Gmail. Da allora, la tendenza alla creazione di app false per gli scambi o la gestione di portafogli di cripto valute esistenti è costantemente aumentata. Solo per Poloniex, i ricercatori di ESET hanno riscontrato almeno altre sette varianti di applicazioni fake.

Finte app per ottenere Ripple tramite il mining
Finte app per ottenere Ripple tramite il mining

Le app fake per la gestione dei portafogli di monete virtuali si basano su un semplice principio: subito dopo essere state lanciate e senza richiedere alcun tipo di registrazione, le app fingono di generare una chiave pubblica per un nuovo portafoglio, presentata come testo copiabile e / o QR code scansionabile. Se gli utenti seguono le istruzioni e inviano valuta a questo portafoglio, scopriranno che non possono eseguire ulteriori azioni con l’importo che hanno inviato, mentre i criminali potranno accedervi e l’importo inviato sarà ora a loro completa disposizione. I ricercatori di ESET hanno rilevato dozzine di app con questo tipo di comportamento fraudolento e le hanno segnalate ai team di sicurezza di Google, che le ha prontamente rimosse da Google Play. Un esempio di un portafoglio di cripto valute che è stato continuamente sfruttato dai truffatori nell’ultimo anno è MyEtherWallet, un famoso portafoglio Ethereum open source. Come per Poloniex, MyEtherWallet attualmente non offre un’app Android ufficiale ed è quindi un facile obiettivo dei cyber criminali.

Con l’aumento generale delle attività legate alle cripto valute registrate negli ultimi mesi, anche il numero di sistemi per generare le monete virtuali su Android è aumentato. Le truffe in questo caso si ottengono includendo nelle app un framework per il crypto-mining o eseguendo degli script nei browser mobile, meglio noti come mining in-browser o cryptojacking. Un esempio recente di un’app che è stata usata impropriamente per nascondere attività di mining di monete digitali è stato Bug Smasher, un famoso gioco che è stato disponibile su Google Play dal novembre del 2011 ed è stato scaricato tra 1 e 5 milioni di volte prima di essere rimosso a gennaio del 2018 dopo la segnalazione degli esperti di ESET. Al momento della scoperta, il gioco conteneva un pacchetto di mining che utilizzava una libreria per generare la cripto valuta Monero.

A differenza delle app che nascondono le loro funzioni di mining, queste si presentano proprio come strumenti per consentire agli utenti di generare cripto valuta ma in realtà non fanno altro che attivare pop up pubblicitari. E per massimizzare l’effetto degli annunci, queste app truffa sono spesso progettate per incentivare gli utenti ad aprirle su base regolare, con la promessa di ricevere più monete “gratuite” ogni giorno. In alcuni dei falsi miner analizzati , il falso processo di mining è stato interrotto da popup che promettevano una ricompensa per aver lasciato le valutazioni a 5 stelle per l’app. Nei pop-up di Bitcoin Miner Android dello sviluppatore Miner Coin e Bitcoin Miner Automatic – Earn free Bitcoin di Mining and Utility Apps, il premio promesso era di 50.000 Satoshi (un Satoshi è attualmente l’unità più piccola in cui è possibile frazionare i bitcoin ed ammonta a 0.00000001 BTC).

Tra i suggerimenti per stare al sicuro: trattare gli exchange e i portafogli di cripto valuta con lo stesso livello di cautela adottato per le app di home banking, se si desidera scaricare un’app mobile per uno scambio di moneta digitale o un portafoglio, assicurarsi innanzitutto che il servizio ne offra una ufficiale, se è disponibile utilizzare l’autenticazione a due fattori per proteggere gli account dell’exchange o del portafoglio per un livello di sicurezza aggiuntivo, quando si scarica un’app da Google Play, prestare attenzione al numero di download, considerandone anche le valutazioni e le recensioni. Fare molta attenzione alle nuove app pubblicate con recensioni positive dal tono troppo generico e concentrarsi invece su quelle negative. Se qualcosa sembra troppo buono per essere vero, molto probabilmente è così ed è molto improbabile che un’app per Android regali gratuitamente dei bitcoin o altre cripto valute.

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giugno 14, 2017

“Bug sicurezza nel sistema 4G VoLTE di tutti i dispositivi Android”

Un team di ricercatori francesi di P1 Security, azienda specializzata in sicurezza informatica, ha reso pubblica una lunga lista di problemi legati alle connessioni 4G VoLTE, protocollo sempre più usato in varie parti del mondo, disponibile negli USA, Asia e varie nazioni europee. VolLTE (disponibile sui prodotti Apple da iPhone 6 in poi) è l’acronimo di “Voice Over LTE” e permette di effettuare telefonate in banda larga di elevata qualità. Per effettuare questo tipo di chiamate, su entrambi i telefoni deve essere attivo il servizio in questione. VoLTE è sostanzialmente una combinazione tra tecnologie LTE, GSM e VoIP; il protocollo è stato diffuso dal 2012 in Corea del Sud e Singapore, ed è concepito per unire vantaggi dei precedenti standard (stabilità), associata ai benefici di moderni protocollo IP (qualità dell’audio nelle conversazioni). Stando a quanto affermano i ricercatori, sono presenti serie problematiche di sicurezza nello standard VoLTE, vulnerabilità che possono essere sfruttate da un attacker per ottenere accesso a un dispositivo Android collegato ad una rete mobile. È in pratica possibile ottenere accesso alla segreteria telefonica di un utente, ottenere i numeri della rubrica, l’IMEI del dispositivo target, il sati sensibili quali password, determinare la posizione dell’utente, ottenere PIN e altre informazioni, effettuare chiamate in remoto all’insaputa dell’utente con le quale ottenere informazioni. Le vulnerabilità individuate sono state indicate in dettaglio in un documento (“Subscribers remote geolocation and tracking using 4G VoLTE enabled Android phone”) presentato recentemente alla SSTIC (Symposium sur la Sécurité des Technologies de l’Information et des Communications), conferenza sulla sicurezza che si svolge annualmente in Francia.

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Maggio 26, 2016

“Frammentazione Android, per batterla Google prova anche la lista della vergogna”

Non è una lista di proscrizione, ma certo non è un elenco dove è bello essere collocati se lo scopo è quello di essere considerati al top e quindi convincere i clienti a comprare. È l’elenco di produttori Android che Google vorrebbe comporre con lo scopo di spingere i produttori di telefoni a migliorare il tasso di aggiornamento dei dispositivi che era e resta molto problematico perchè mina la sicurezza e della modernità dei servizi con diffusione uniforme del proprio sistema operativo mobile, che da questo punto di vista indubbiamente arranca nei confronti del diretto concorrente iOS di Apple.

La società, fino ad oggi forse troppo accondiscendente nei confronti di chi sceglie Android come sistema operativo da installare nei propri telefoni, ha deciso di cambiare strategia per competere con i concorrenti su tutti i fronti, mettendo pressione ai produttori di smartphone nell’offrire maggiore supporto agli aggiornamenti di sistema.

Di anno in anno gli smartphone diventano infatti sempre più complessi, capaci ed hackerabili. Progettando hardware e software insieme, Apple ha un vantaggio competitivo in tal senso in quanto ha maggiore controllo su entrambi i fronti. La dimostrazione è nei numeri, con iOS 9 attualmente installato sull’84% dei dispositivi in circolazione da una parte, e Android Marshmallow presente solo sul 7,5% dei dispositivi dall’altra.

Per Google, aumentare quindi l’adozione dell’ultima versione di Android e migliorare il supporto da parte di tutti i produttori di smartphone e tablet, diventa fondamentale per diverse ragioni. Da una parte infatti sarebbe più facile aumentare gli introiti in quanto è anche grazie ai costanti aggiornamenti che la società è in grado di offrire i nuovi servizi ai propri utenti, dall’altra sarebbe più facile porre rimedio ai bug come Stagefright, la peggiore vulnerabilità che Android ricordi e la cui conseguente patch risolutiva poté raggiungere solo una frazione degli 1,4 miliardi di utenti Android che ne furono afflitti.

lista della vergogna

Oltre ai produttori di smartphone, per Google sarebbero un ostacolo anche gli operatori telefonici, che impiegherebbero troppo tempo per approvare gli aggiornamenti prima del rilascio pubblico. Anche qui è la frammentazione di Android ad incidere sul problema: lo racconta un ex dipendente di Verizon spiegando che i test, che la società è costretta ad eseguire su centinaia di dispositivi diversi, possono richiedere addirittura “mesi”. Per tale ragione Google sta cercando di convincere gli operatori telefonici ad escludere quantomeno le patch di sicurezza dalla serie completa di test, velocizzando così il rilascio pubblico degli aggiornamenti.

La comparsa della vulnerabilità Stagefright, che mina alla sicurezza di quasi un miliardo di dispositivi Android, ha spronato Google – si legge su Bloomberg – nel rilasciare patch di sicurezza mensili per i dispositivi Nexus che, come Apple con iPhone, sono sotto il diretto controllo della società di MountainView. Anche LG e Samsung si sono impegnati sotto questo punto di vista, anche se con qualche difficoltà nel riuscire ad offrire un valido aggiornamento per tutti i dispositivi attualmente esistenti. Meno soddisfacente è stata invece la risposta dei pesci piccoli, ovvero tutti quei produttori di telefoni Android come ad esempio Motorola che, dall’aggiornare i dispositivi due volte l’anno, ha cominciato ad offrire patch ogni trimestre.

Partendo da questa base, nella mente di Google è nata l’idea di pubblicare una “lista della vergogna”, una sorta di elenco di tutti i produttori, dal più al meno affidabile in termini di supporto nel tempo agli aggiornamenti del sistema operativo ed alle patch di sicurezza, con la speranza che ciò possa spronare gli ultimi della lista a fare meglio ed evitando così di apparire come aziende che producono prodotti obsoleti.

lista della vergogna

La società, forse in previsione di non riuscire a risolvere tutti questi problemi in breve tempo, si sta comunque impegnando nel ridurre la propria dipendenza agli aggiornamenti di sistema. Basti pensare al nuovo servizio di messaggistica Allo, che dovrebbe infatti essere lanciato come applicazione scaricabile dallo store, piuttosto che come servizio integrato in un aggiornamento Android. In questo modo la società sarà in grado di aggiornare costantemente il software senza dipendere dai test degli operatori telefonici.

Lo stesso discorso vale per le nuove funzionalità, che saranno quanto più possibile compatibili con le precedenti versioni del sistema operativo. Un esempio sono le Instant App, che funzioneranno anche su vecchie versioni di Android come JellyBean, rilasciato nel 2012: in questo modo il 95% degli utenti Android avranno accesso a questa tecnologia, senza dover dipendere dalla velocità nell’offrire gli aggiornamenti da parte dei produttori dei propri telefoni.

La strada per Google è comunque tutta in salita e molti di questi sforzi potrebbero essere ostacolati. La maggior parte dei produttori di telefoni Android infatti guadagnano di più vendendo telefoni, piuttosto che mantenendo aggiornati quelli già venduti, inoltre gli operatori telefonici sono restii ad omettere il controllo degli aggiornamenti in quanto potrebbero causare problemi nel funzionamento delle reti telefoniche.

Secondo il co-fondatore di Nextbit Mike Chan – che ha lavorato su Android per diversi anni – il modo migliore per risolvere il problema è riprogettare il sistema operativo da zero, investendo nella formazione dei produttori di smartphone e degli operatori telefonici: in poche parole, usando il bastone e la carota.

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lista della vergogna

 
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febbraio 17, 2016

“La libertà 251 è uno smartphone Android da 4 pollici con processore quad-core, che costa meno di $ 4”

Uno smartphone è stato annunciato in India, che, incredibilmente, costa l’equivalente di soli $ 3.66 USD. La libertà 251 da Ringing Bell è un smartphone Android 5.1 alimentato con uno schermo da 4 pollici, e sarà disponibile su ordinazione a partire da domani, 18 febbraio A questo prezzo, siamo abbastanza certi questo è lo smartphone più economico disponibile ovunque nel mondo.

Il telefono, al prezzo di 251 rupie indiane, vanta un display da 4 pollici con risoluzione qHD pannello IPS (960 x 540), così come 1 GB di RAM accoppiato con un processore 1.3GHz quad-core. E ‘inoltre dotato di memoria interna da 8 GB, che può essere espansa con schede MicroSD fino a 32 GB di più.

Così come una batteria 1,450mAh, c’è una fotocamera principale da 3,2 megapixel e una fotocamera frontale da 0.3MP. Come bonus, che ha anche la connettività 3G e un 1 anno di garanzia. Non male per un telefono che costa la stessa quantità come un uomo alto Caramel Macchiato.

Nella sua ‘chi siamo’ pagina, squilla Bell si presenta come uno dei più rapida crescita produttori di smartphone in India, e dice che la libertà ha 251 ‘migliori caratteristiche in-class’. Mentre dubitiamo che, non possiamo pensare ad un unico telefono che viene anche un po ‘vicino ai $ 4 punti prezzo del dispositivo, e se ce n’è uno, non è quasi certamente uno smartphone touchscreen da 4 pollici con Android a bordo. E ‘più probabile che sia un telefono di vecchia scuola’ muto ‘.

Questo articolo lo trovate su sito 9to5Mac

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